venerdì 15 febbraio 2008

(Tv) Oderso tutta un Tricolore per un Grande Italiano

Un Tricolore alla finestra delle case per ricordare il sacrificio di Giovanni Pezzulo. Così ai familiari del primo maresciallo ucciso ieri in un agguato in Afghanistan piacerebbe venisse accolta la salma del loro caro al rientro in Italia. E così sarà sicuramente ad Oderzo, il paese del trevigiano dove Pezzulo risiedeva con la moglie e la figlia 18enne. Una bandiera italiana ad ogni balcone, come gesto di solidarietà per un uomo che credeva nella pace, "ed era orgoglioso di quello che faceva", ha raccontato la giovane figlia, Giusy. "Papà - ha ricordato - era in Afghanistan per portare la pace, non era la prima volta che andava all'estero: tutti i giorni ci mandava le foto di quello che faceva con i bambini nelle scuole che ricostruivano". Oderzo sarà vestita di tricolore già da domani, quando nel tardo pomeriggio è previsto l'arrivo della salma del maresciallo all'aeroporto 'Canova' di Treviso, dopo l'autopsia a Roma, decisa dal procuratore aggiunto Franco Ionta e dal pm Giancarlo Amato, del pool antiterrorismo della capitale, che hanno aperto un fascicolo per il reato di attentato con finalità di terrorismo. Gli operai del Comune di Oderzo erano già al lavoro stamani per disporre circa 200 bandiere che l'amministrazione municipale ha voluto esporre, raccogliendo il desiderio espresso dalla vedova, Maria D'Agostino. Il maresciallo, è stato spiegato, aveva un forte attaccamento alla bandiera italiana, sia quando era in Patria, sia durante le missioni "fuori area". Pezzulo, originario di Carinola, in provincia di Caserta, abitava ad Oderzo da una decina d'anni. Il Comune - che ha proclamato il lutto cittadino e intitolerà una strada al mareciallo - si è preparato per i funerali, che si celebreranno sabato mattina nel Duomo in forma solenne, presenti, tra gli altri, il ministro Parisi e i vertici militari. La camera ardente sarà allestita invece nell'aula Nassiriya della caserma 'Fiore' di Motta di Livenza, sede del Cimic Group South, dove prestava servizio Pezzulo. Già, Nassiriya: un filo inquietante lega il nome della città irachena a Giovanni Pezzulo. La mattina della strage del 12 novembre 2003 il maresciallo era lì. Si salvò per un caso fortuito, perché passò davanti alla base italiana 15 minuti prima che scoppiasse l'inferno.

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