martedì 25 settembre 2007
appunti di 1 week end in Valbrenbana
Parto da Mantova sabato mattina alle ore 8 munito di due succulenti e abnormi salami casalinghi e di un massiccio contenitore di mostarda dolce. L’appuntamento con l’allegra truppa è fissato per le ore 10 a San Pellegrino Terme, ridente paesino montano famoso per la sorgente S. Pellegrino, l’omonima ditta che produce il mio amatissimo Chinò ed un casinò. Ovviamente io arrivo prima, per riscaldarmi e per entrare nella filosofia della vacanza, mentre aspetto l’arrivo degli altri, mi fiondo in un bar e mi sparo una bella brioche accompagnata dal mitico “bianchino”.Tempo dieci minuti e Saly mi chiama:
“Uè, picioman, siamo arrivati, dai muoviti!”“Veramente sono già qui da un po’, sono in centro, al parcheggio, ti aspetto qui!”“No, ma va! Non puoi muoverti tu (e figurati…ndRaffa)? Siamo vicino a tutti i cosi gialli!”“I cosi gialli? Che cavolo sono i cosi gialli?”“Sfigoz, che cavolo vuoi che siano??? Dai muoviti, vieni ai cosi gialli.”Dopo cinque minuti realizzo che i “cosi gialli” sono le casse dell’acqua. In quel momento si concretizzò un minimale e trascurabile problema: S. Pellegrino, paese conosciuto per l’acqua, ha “cosi gialli” sparsi ovunque!
Passano altri dieci minuti e trovo tutta la truppa, tutti insieme ci dirigiamo alla casa di uno zio per aspettare il resto dei parenti. Ore 10.30, iniziano a girare in sala i primi caffè corretti grappa. “Ma questi sono MIEI parenti, non suoi”, penso fra me e me tutto allegro e gasato.Si riparte e in una quarantina di minuti arriviamo al rifugio Ca’ San Marco, una casera in pietra, a oltre 1930 m di altitudine, che scopro essere una delle più antiche d’Europa in quanto costruita nel lontano 1593. Il rifugio è raggiungibile in macchina, ma per gli amanti della natura è anche tappa di un lungo percorso che attraversa tutte le montagne per ricongiungersi alla Valtellina.
Le mie voglie di esplorare a piedi i percorsi che, mi è stato detto dal vecchio gestore del rifugio, portano ad un paio di fantastici laghi montani, è stata subito smorzata dalla frangia più sedentaria del gruppo che, a mò di creature a sangue freddo, si sono spaparanzati al sole a rifarsi la tintarella. Poco male, il sottoscritto è andato un po’ a zonzo per il posto, ma tempo un’oretta era già ora di pranzo. Pranzo è un eufemismo. E’ stata una guerra. Chili e chili di polenta taragna (fatta col formaggio), capriolo, costine d’agnello, arrosto con funghi porcini, salsicce alla griglia, cervo e costine in quantità industriale, il tutto annaffiato da terrificanti bottiglioni di Barbera.Coma.
Il primo pomeriggio passa in chiacchiere del più e del meno, poi il gruppo si divide. Alcuni trottano a camminare, noi invece ce ne andiamo al paesino di Branzi a comprare del formaggio!
Il sottoscritto si è portato a casa una fettona di “Branzi” (un incrocio tra l’hemmetal e la fontina), un taleggio eccezionale ed un buonissimo gorgonzola di capra lavorato con frutti di bosco. Compro inoltre una bottiglia di amaro locale che sicuramente mio padre apprezzerà (o meglio, ha già apprezzato, perché giusto ieri sera l’ha battezzata). A poche centinaia di metri c’era anche una sagra locale, ma i soliti pigrrrrrrrrrrri hanno preferito pigliar la macchina e tornare al rifugio^^.
La sera è un'altra guerra, ma questa volta osiamo di più. Nell’attesa della cena decido, con approvazione generale del battaglione, di aprire uno dei mie salami e la mostarda. In quel frangente ho scoperto le abilità sopraffine dello zio Giovanni, l’unico ed incontrastato leader carismatico della famiglia, abilissimo affettatore che ha tagliato il salame addirittura meglio di un’affettatrice professionale.
Il salame è stato spazzato via in circa 3 minuti (e sono stato abbondante), e la mostarda quasi esaurita (sgamerò il giorno dopo un’arzilla zietta imboscarsi i resti per portaseli a casa in santa pace eh eh eh). Come sempre la cucina mantovana non lascia superstiti!La cena era un di tutto di più: gnocchetti ai funghi, tortelli ricotta e spinaci, prosciutto di cervo, patate al forno, costine di cinghiale, torte di patate, coniglio, capriolo e chi più ne ha più ne metta.Alle ore 22.00, devastati dall’immane mangiata eravamo già a letto, ma la nottata l’ho passata cercando di difendermi da unghie e attacchi improvvisi di pericolosi…ehm…predatori notturni^^.
Domenica mattina facciamo un salto al paesello, tutto in fermento per la festa del cinquantesimo anniversario degli Alpini, con tanto di messa in piazza, banda e canti tipici montani.
Per pranzo, mi rifiuto di elencare tutto il ben di dio, per capire sommate i cibi di pranzo e cena del giorno prima ed avrete una vaga idea della prova a cui siamo stati sottoposti.Dopo una foto di gruppo e i saluti di tutta la famiglia, purtroppo è arrivata l’ora di tornarcene a casa.Io e la Saly ci siamo proprio divertiti (io in particolare sono rimasto stra-entusiasta del contesto, in quanto più incline all’essere grozzo e tendenzialmente paesano) , ora ho paura anche solo di avvicinarmi alla bilancia, in 48 ore scarse mi sa che ho sputtanato un mese di dieta!
P.S. del RaffaAncora una volta sono rimasto affascinato dalla montagna, dalla sua voce, dai suoi canti e dai paesaggi suggestivi. Non c’è niente da fare, a me piace quella sensazione di calma e serenità che trasmettono i monti e che si può trovare solo nei piccoli paesini di una volta, immersi nel verde con case in legno e pietra, gente reale e “alla buona” (nel senso positivo del termine), lontani dalla falsità e frenesia delle grosse città. Io vado in estasi nel girare per questi luoghi dimenticati e contemporaneamente pregni di storie e tradizioni, nel trovare il botteghino con le vecchiette che vendono i prodotti tipici fatti in casa e in generale nel gustarmi la tranquillità dei boschi, gli aromi e l'aria di montagna. Oggi, tornato nel caos cittadino, punto un occhio fuori dalla finestra e ripenso a questo bel week end con un po’ di malinconia.
(Il_Raffa)