mercoledì 5 marzo 2008

FESTA DELLA DONNA: L’ALPINA ANTONIETTA LUISE

Donna, classe 1983 e una divisa da caporal maggiore degli Alpini (corpo militare più amato dagli italiani). Una divisa indossata con orgoglio ed emozione, anche nel solco della tradizione familiare.Anche Antonietta Luise, in servizio presso il 5° Reggimento Alpini di Vipiteno, con l’incarico di Assistente di Sanità (ASA), rientrata da poco dopo sei mesi trascorsi nell’inferno dell’Afghanistan, dove ha visto e vissuto in prima persona le difficoltà delle donne afgane di affrancarsi da un mondo maschilista e patriarcale, si prepara a festeggiare l’8 marzo. “Per la verità l’8 marzo, data simbolo dell’universo femminile, è da tempo che non lo festeggio più. Purtroppo, questa ricorrenza si trasforma, ogni anno che passa, in evento più mediatico e festaiolo che pregnante di interventi seri e concreti, che dovrebbero vedere donne discutere con altre donne dei propri problemi. Invece l’8 marzo è diventato un affare commerciale. Per le donne che lavorano, le casalinghe, le madri, la parità uomo-donna va costruita, invece, 365 giorni all’anno. Mentre qui da noi le donne festeggiano l’8 marzo con feste e festicciole dove impazza lo strip maschile, la condizione delle donne kossovare ed afgane è proprio agli antipodi”. L’alpina del Sud ha preso parte sinora a due missioni di “peacekeeping”, una nel 2005 in Kosovo, l’altra nel 2007 in Afghanistan. La venticinquenne aversana, arruolatasi il 19 aprile del 2004, in qualità di Volontaria in Ferma Breve (VFB), ha vissuto l’esperienza in Afghanistan con grande motivazione e professionalità da farle onore. “La condizione delle donne afgane non è assolutamente paragonabile alla nostra. Laggiù esiste una società patriarcale che pone le donne in una condizione di subalternità rispetto agli uomini. Una volta ho visto una donna completamente invalida vivere la sua esistenza quotidiana su un tappeto e nonostante ciò ha dovuto procreare e partorire un figlio senza che nessun maschio della famiglia le desse una mano. Un’altra volta” – prosegue il caporal maggiore – una donna ha aspettato più di 12 ore prima di farsi visitare per una vasta e profonda ferita al braccio, e quando l’ha fatto era oramai troppo tardi per salvarle il braccio”. Queste esperienze hanno profondamente colpito Antonietta Luise che, dice “Sono sempre più convinta della scelta che ho fatto. Sin da piccola desideravo entrare nell’Esercito, anche se in famiglia erano convinti che avrei finito per scegliere di fare la poliziotta come mio padre. Anche essere entrata nel Corpo degli Alpini mi gratifica enormemente. A Vipiteno” – aggiunge – “gli alpini sono molto apprezzati e ci guardano con gratitudine. Spero di poter continuare questa magnifica avventura con l’Esercito e con gli Alpini”. Auguri, Antonietta e buon 8 marzo. Ma sopratutto un arrivederci a Bassano

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