sabato 17 gennaio 2009

PRESTO BEATO don Carlo Gnocchi, apostolo dei mutilatini

Il Papa, ricevendo stamani l’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha autorizzato la promulgazione dei relativi decreti. Tra i prossimi Beati ci sarà il Venerabile Servo di Dio Carlo Gnocchi, sacerdote diocesano e fondatore dell'Opera Pro Iuventute;
Nel corso dell’Udienza privata concessa il 22 dicembre 2008 al cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato
Sulla figura di don Carlo Gnocchi, l’apostolo dei mutilatini . Carlo Gnocchi nasce a San Colombano al Lambro, in provincia di Milano, il 25 ottobre 1902 dal padre Enrico, marmista, e da mamma Clementina, sarta. A 2 anni perde il padre. A 22 è ordinato sacerdote. Nel 1940, con l’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale, si arruola volontariamente come cappellano militare del Battaglione degli Alpini ‘Val Tagliamento’, partecipando alla campagna di Grecia. Parte poi per la Russia come cappellano degli Alpini della Divisione Tridentina; la disastrosa ritirata del gennaio 1943, che vide la morte di numerosi soldati, lo porta ad una profonda crisi spirituale. Il male che sperimenta gli provoca dubbi e domande sulla bontà di Dio. Nel buio si affida al Signore della storia imparando a capire il valore salvifico della sofferenza degli innocenti. E’ in quel periodo che matura in lui il desiderio di assistere gli orfani dei suoi alpini, i mutilatini di guerra, vittime dei bombardamenti e degli ordigni bellici scoppiati fra le loro mani e dei disabili di ogni genere.
Decorato con medaglia d’argento al valor militare, negli anni 1944-45 partecipa alla Resistenza subendo anche il carcere. Nel 1947 fonda l’Istituzione ‘Pro infantia mutilata’ che nel 1953 cambia denominazione in ‘Fondazione Pro Juventute’. Don Carlo Gnocchi è stato il “don Bosco” di Milano. Alla sua morte, avvenuta il 28 febbraio 1956, volle che le sue cornee venissero espiantate per donarle a due ragazzi ciechi. Si era agli albori della cultura dei trapianti d’organi. "In un mondo come il nostro, inaridito e agitato – diceva don Carlo Gnocchi - è necessario mettere olio d'amore sugli ingranaggi dei rapporti sociali e formare nuclei di pensiero e di resistenza morale per non essere travolti".

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