venerdì 25 aprile 2008

(Kabul) Gli alpini consegnano il trattore dono del Consorzio Agario di CN

Vista la presenza di alte catene montuose lungo tutta la regione, con la sola eccezione delle pianure intorno a Mazar e Sharif a nord e quelle nella zona di Herat ad ovest, solo una piccola parte della terra afghana (circa il 15 per cento) è adatto per l'agricoltura. Di questa poi è il 6 per cento ad essere coltivato, a causa della difficoltà di reperire acqua per i campi o per il carente sistema di canalizzazione e di irrigazione. L'acqua è infatti prelevata dalle sorgenti e dai fiumi che scorrono lungo le strette valli ed è distribuita attraverso una serie di pozzi collegati a canali sotterranei, o gallerie, che sono state scavate nei secoli. Questa particolarissima forma di gallerie è chiamata dai locali karez o qanat. Nelle valli a sud di Kabul, sotto il controllo degli alpini di Italfor, la più importante coltura è il grano, seguito dall’ orzo, dal mais e dal riso. Il cotone è un altra coltivazione in via di sviluppo, insieme alla produzione di uvetta, frutta e noci. L’allevamento del bestiame, un’altra rilevante risorsa per l’economia locale, vede la presenza di bovini, pecore Karakul e di una particolare razza di ovini, quella delle pecore dalla coda grassa, portate al pascolo in cospicuo numero dalle tribù nomadi dei Kuchi, che da queste traggono buona parte del loro sostentamento. Molto piccoli sono però i progressi fatti negli ultimi trent’anni sia nel campo degli strumenti utilizzati (non sono presenti macchine agricole) sia in quello dei metodi di coltivazione (è applicata la rotazione delle colture ma l’utilizzo dei fertilizzanti è ancora ai più sconosciuto). La produzione totale e per ettaro è qui ancora molto al di sotto della media nazionale e l’agricoltura supera in pochi casi la mera sussistenza. Per questo motivo, il contingente militare italiano, in stretta collaborazione con gli enti governativi preposti, fra cui il Ministero delle Politiche Agricole, dell’Irrigazione e del Bestiame, ha inserito un piano di sviluppo dell’agricoltura, nel quadro generale del programma di assistenza alla popolazione locale della propria area di responsabilità. Il primo passo è stato mosso il 12 aprile scorso quando il comandante di Italfor, Colonnello Michele Risi, in presenza delle più alte cariche istituzionali e civili del distretto, ha consegnato alla Shura di Char Asyab, un trattore affinchè possa essere sfruttato dai contadini dei villaggi vicini per l’aratura e la semina dei campi. I malek presenti alla consegna hanno avuto grandi parole di ringraziamento per quanto fatto dagli Italiani anche perché quella è la prima macchina agricola presente in tutto il distretto ed era aspettata con ansia. Prima di consegnarla gli alpini hanno insegnato per alcuni giorni agli addetti ai lavori le procedure di guida e di utilizzo delle attrezzature agricole collegate, non prima di aver mostrato loro alcuni rudimenti sulla meccanica del mezzo, anche se la shura locale sa che in caso di inefficienze potrà sempre contare sui meccanici della base italiana. L’iniziativa, che si inserisce in un più ampio contesto di aiuti all’agricoltura in una politica di fornitura di sementi e vaccinazione di animali è una delle tante che il Colonnello, comandante in Italia del 2° Reggimento Alpini, ha sviluppato nel quadro del progetto “Granda-Kabul”, programma di aiuti che si propone non solo lo sviluppo di tecniche agronomiche e di alternative colturali ma la distribuzione di aiuti umanitari e la realizzazione di infrastrutture a favore della popolazione attraverso il contributo degli enti e delle istituzioni della provincia di Cuneo. Il trattore, ad esempio, è stato donato in Patria dal Consorzio Agrario, cooperativa di agricoltori, presieduta dal dottor Angelo Giordano, che da oltre 70 anni opera nell’interesse del mondo agricolo della provincia “Granda”. “Un contributo, seppure modesto, per l’accelerazione di quel processo di pacificazione del paese afgano che è nelle attese di tutti gli uomini di buona volontà” aveva recentemente dichiarato il dottor Sandro Montevecchi, direttore del consorzio. Parole queste che nella provincia di Cuneo sono state seguite da tantissimi enti e privati che hanno permesso la raccolta non solo di giocattoli e vestiti ma anche di un cospicuo contributo in denaro (circa 139.000 euro) che sono stati impegnati per la costruzione di una scuola nella valle di Musay, località dove sorge la base avanzata degli alpini.

Nessun commento: