venerdì 12 ottobre 2007
Cantare è cultura
Ieri ho letto un post di Grillo che mi ha fatto riflettere, raccontava di due ragazze che in metropolitana sono state azzittite perchè il loro cantare disturbava la quiete del sotto suolo e molto probabilmente imbarazzava.
Dopo avere riflettuto a lungo su questo ho ricordato mia nonna che cantava in mia compagnia, in ogni momento della sua giornata, quando era nell'orto, mentre cucinava, quando faceva la maglia. Insomma arricchiva le sue giornate o meglio dava alle sue giornate una colonna sonora che apparteneva al suo bagaglio culturale, fatto di guerra e di forza del popolo, di quella generazione di rivoluzionari che per protestare cantava.
Ma non è solo questo, il suo cantare mi dava un senso di appartenenza a qualcosa che oggi non ritrovo.
Oggi non si canta più, canta che ti passa non è un detto antico è un modo di dire che non ci appartiene , eppure ci sarebbe bisogno di rispolverare questa arcaica forma di comunicazione perchè unisce tutti in un altro spazio temporale.
Ma come siamo diventati noi, Italiani di quell'Italia che ha alle spalle una storia di Mondine e di Alpini? una cosa è certa, abbiamo perso e disimparato a fare la cosa più banale e semplice del mondo, che ci rendeva umili e ci univa nella quotidianità.
Quel linguaggio tramandato permetteva a tutti, ingnoranti, colti, bambini e anziani di parlare di cose reali e di tutti i giorni, perchè esternandole erano già meno dolorose e diventavano un pò anche degli altri, era un modo per liberarsi di un fardello insosteniblile altrimenti.
I nostri contadini cantavano e dimenticavano, tramandavano una cultura popolare direttamente al popolo, cantare creava cultura e cosa fondamentale.....era per tutti -- ( Benedetta C. benniblu@hotmail.com)